In cucina con Alessandro Borghese: Ricette, Fornelli e Web
E’ IL FIGLIO DI BARBARA BOUCHET, ATTRICE – ICONA DEL NOSTRO CINEMA. IL MONDO DELLO SPETTACOLO, PERO’, NON LO HA MAI AFFASCINATO PIU’ DI TANTO, SENTENDOSI A PROPRIO AGIO TRA PENTOLE, PASTA, SALSE E CONDIMENTI, SEMPRE PRONTO AD AGGIUNGERE UN POSTO A TAVOLA…
Avrebbe tranquillamente potuto intraprendere una carriera nel mondo dello spettacolo e della moda. Affascinante, dal portamento che non passa inosservato così come la statura imponente. Figlio dell’attrice Barbara Bouchet, gli studi in America, una passione smisurata per la cucina. Alessandro Borghese non è un cuoco per moda. La cucina è il suo habitat naturale e, spesso, sottolinea come gli piaccia mangiare e non semplicemente assaggiare. Alla vigilia del suo nuovo impegno televisivo, abbiamo fatto incursione tra i suoi amati fornelli, quotidianamente affollati da tanti telespettatori con i quali ha ormai stretto un rapporto di fiducia e amicizia. Un imperdibile appuntamento con consigli, segreti e curiosità culinarie. Il noto chef, protagonista di produzioni di successo di Real Time (Fuori Menù, Cortesie per gli ospiti, Chef a domicilio, L’Ost, Cuoco Gentiluomo), torna sugli schermi con un nuovo format in prima tv dal titolo “Cucina con Ale”. Dal lunedì al venerdì alle ore 18.40 (in replica il giorno successivo alle 11.10) su Real Time (Digitale terrestre free Canale 31, Sky canali 126 e 127, Tivùsat canale 31). Un appuntamento in cui Alessandro Borghese propone tre ricette da poter riproporre a parenti e amici, per dare a tutti la possibilità di diventare protagonisti in cucina. Piatti gustosi e raffinati preparati con ingredienti di qualità e pensati per chi vuole stupire, anche se non ha molto tempo a disposizione e grande dimestichezza in cucina. Un format che si snoda tra piccolo schermo e web. Sul sito ufficiale del canale, www.realtimetv.it, i “real time addicted” avranno in anticipo gli ingredienti dei piatti che Alessandro preparerà nelle puntate della settimana successiva. I telespettatori interagiranno con il programma e, avendo a disposizione già gli ingredienti sul web, potranno seguire vere e proprie lezioni di cucina giornaliere. Un esempio lampante di grande e moderna interazione tra nuova realtà televisiva e “popolo della rete”. Un uragano di idee, Alessandro Borghese, che incontriamo in questa piacevole chiacchierata tra i fornelli.
Che differenza c’è tra la trasmissione che tu conduci e quelle che fino ad oggi hanno popolato le case italiane?
“Sicuramente la differenza fondamentale sta nell’interazione con il pubblico. Essendo autore stesso del programma, ho deciso che venissero messi sul sito gli ingredienti che andranno a comporre i piatti quel la settimana, così che la gente potesse procurarli prima per poi cucinare insieme. Una esplicita esigenza di voler cucinare insieme con il pubblico. Spesso, chi segue il mio sito, mi ha virtualmente invitato a cucinare con lui, quale occasione migliore di un programma televisivo? Altra cosa che contraddistingue gli appuntamenti di “Cucina con Ale” è la musica. Io sono un amante del rock e quindi ho deciso che ogni finale di trasmissione fosse diverso, con un brano diverso che viene scelto di volta in volta”.
Da qualsiasi punto di vista guardiamo il mondo, oggi prevale la tecnologia. In campo culinario, invece, ha sempre vinto la tradizione. Di che parere sei?
“Di tecnologia ce n’è tanta. A me è servita per amalgamare il mio pubblico con la trasmissione. C’è una velocità di comunicazione fondamentale per la riuscita del programma. Dall’altro lato io mantengo salda la mia fede alla tradizione, perché è la base sulla quale poter lavorare e quindi deve essere sempre mantenuta”.
Il saper cucinare bene, così come scrivere o cantare, è un’arte?
“Sì, sono assolutamente convinto di questa cosa. Tutte le doti particolari che si hanno sono una sorta di piccola arte, un patrimonio che ognuno si porta con sé. Il massimo, naturalmente, è quando si ha la possibilità di dimostrare ed esprimere quelle che sono passioni a lungo coltivate”.
Le mamme, però, non sono considerate delle artiste
“Dovrebbero! Lo meriterebbero più di ogni altro. Io – confessa Alessandro Borghese – sono a favore delle mamme, o comunque uomini e donne che cucinano, artiste o artisti, perché anche per cucinare ci vuole tempo, ci vuole fantasia, passione, dedizione. Questa cosa la si considera scontata, ma non dovrebbe assolutamente essere così”.
Come ti sei avvicinato alla cucina, alle “arti culinarie”? Tua mamma è stata un’icona del cinema, oggi protagonista di fiction di successo. Tu, invece, da sempre tra i fornelli.
“Devo ammettere che non ho seguito minimamente il lavoro e la carriera di mia madre. Semplicemente non mi hanno mai affascinato come, invece, mi affascina la cucina. Di contro ho il merito che questa passione è tutta mia! Mi sono avvicinato alla cucina a diciassette anni e solo a ventisette sono arrivato nel piccolo schermo con una trasmissione. Mi ritengo uno chef di cucina, la televisione è venuta di conseguenza alla mia passione e la faccio con molto piacere finché c’è, ma quando e se finirà questa esperienza, sarò sempre e comunque un cuoco. Mi sento uno chef in tutto e l’essere presentatore è stata una conseguenza alla mia passione e così sarà sempre”.
Quando ha deciso di voler fare il cuoco?
“Non è stata una decisione ferma, è venuta fuori scoprendo il piacere di cucinare per gli altri, nel vederli soddisfatti di ciò che preparavo. Cucinare per gli amici mi ha fatto capire che questa era la mia passione. Il destino ha voluto che questo, poi, diventasse il mio lavoro”.
Grazie al cinema, l’Italia si è fatta conoscere per alcuni piatti della tradizione gastronomica e per il piacere del cibo, vedi alcune immagini storiche del cinema italiano come Alberto Sordi che mangia il famoso “Maccarone” o Totò che mangia gli spaghetti in quella mitica scena di “Miseria e Nobiltà”. All’estero ci riconoscono solo la tradizione dei piatti? Una cucina senza innovazione?
“No, noi cuochi italiani all’estero abbiamo avuto la base solida della tradizione che è ciò che ci contraddistingue, ma abbiamo saputo con, appunto, innovazione e fantasia rivisitare i piatti o anche adattarli ad altri gusti, ma così come si può fare con altre culture gastronomiche che sono alla base delle migliori cucina come quella francese e quella spagnola. In queste ultime stagioni sta prendendo molto piede la cucina svedese, nuova frontiera della cucina internazionale”.
Con questa nuova trasmissione a che target di ascoltatori puntate?
“Il mio tipo di cucina è molto trasversale, mi piace cucinare per i bambini e creare piatti che le mamme potessero cucinare per i loro figli, sono andato a toccare tutte quelle tipologie di alimentazione come la cucina per celiaci, per intolleranti al latte o alle uova. Non c’è un target ben definito, per fortuna, tra quelli che seguono la mia trasmissione. Ci sono persone di età giovanissima, ma mi capita anche di ricevere mail da ultra sessantenni. Il format del programma ha fatto si che, coinvolgendo facebook e il sito, lasciasse spazio a differenti fasce di età cercando di mantenere comunque una fascia giovane. Diciamo che era quello uno dei principali obiettivi, invece, mi sono stupito a vedere giovani e “anziani”, donne, uomini di qualsiasi fascia di età a seguire il programma e, soprattutto, farlo in maniera attiva”.
E’ risaputo che il lavoro nella ristorazione è un lavoro fatto di fatica e rinunce, oltre che di innumerevoli soddisfazioni. Cosa non deve mai mancare per non doversi mai pentire della scelta fatta?
“Non puoi intraprendere questa strada pensando di arricchirti. E’ un lavoro di sicura fatica, per gli orari a volte improponibili, quando gli altri si divertono noi siamo a lavorare e bisogna farlo con molto amore e molta umiltà. Le soddisfazioni poi arrivano, sono le persone a dartele. Ci vuole amore per la materia prima, per il cibo, qualsiasi mestiere si faccia, qualsiasi cosa succeda nella vita di una persona si conclude con un piatto di pasta. Bisogna avere grande coscienza e amore per questo lavor, altrimenti è meglio lasciare perdere”.
Ti sei anche accostato all’enologia. E’ vero che la scelta di un vino è unicamente legata al piatto? Oppure bisognerebbe lasciare che la gente, di fronte ad un piatto, compia una scelta soggettiva?
“In parte è legata al piatto, alcuni vini si sposano bene con alcune pietanze che ne esaltano i sapori, ma noi, cuochi o sommelier, non siamo qui per insegnare alla gente a mangiare e per imporre loro dei canoni scritti. Noi siamo qui per farli mangiare bene, per farli bere bene e per sposare le loro scelte, indicando loro quali potrebbero essere le scelte migliori, ma non possiamo dirgli cosa mangiare e come. Si spegnerebbe la “magia” di questo lavoro e del rapporto con la gente”.
Intervista realizzata da Wanda D’Amico
Buongiorno Alessandro, stamattina durante la trasmissione su Food Network hai avuto modo di dire, a mio parere in maniera errata, che le “maruzzelle” si raccolgono staccandole dalle rocce: puoi confermarmi che è così??? Grazie.